PIAZZALE LAGO
15:00 Cerimonia di inaugurazione, presentazione e inizio dei giochi
16:00 Fasi di qualificazione del Torneo di Palline
17:00 Fasi di qualificazione del Torneo di Corsa con i Cerchioni
CAMPETTO ASFALTATO E CASE POPOLARI
18:00 Fasi di qualificazione torneo di Sticchio
19:00 Fasi di qualificazione torneo di Frecc’ (Fionda)
CAMPO SPORTIVO COMUNALE
20:00 Fasi di qualificazione di Tiro alla Fune
21:00 Qualificazioni e Finale del Torneo di Mazz' a Pingulie (Lippa)
MUSEO DEL BRIGANTAGGIO
11:00 Inaugurazione Mostra dei giochi antichi e moderni, e convegno di presentazione del Progetto sui Giochi Antichi.
13:00 Buffet offerto dal Quartiere indigeno e dal Circolo anziani
VILLETTA COMUNALE
16:00 Finale del Torneo di Palline;
17:00 Finale del Torneo di Corsa coni Cerchioni
PIAZZALE GIOVENCO
18:00 Finale del Torneo di Sticchio
19:00 Finale del Torneo di Frecc’
20:00 Finale di Tiro alla Fune
21:00 GIUNGLA D’ASFALTO (hip hop, skate, macchinette a scoppio, graffiti, videogames) in collaborazione con la "Black Hole Family"
MUSEO DEL BRIGANTAGGIO
17:00 Finali del Torneo di Carte da Bar
Finale del Torneo di Bocce Circolo Anziani
19:00 Ultimi giochi del Torneo a squadre: Palo della cuccagna, gioco del chiodo
20:00 alle 23:00 Giochi liberi per il pubblico
21:00 Cena e Premiazioni
22:00 Concerto finale
Palline/biglie (i primi tempi erano di testa, poi sostituite da quelle di vetro). Partecipanti al
gioco: tutti, senza limiti. Il campo di gioco, limitato inizialmente da un punto di tiro in buca (una
striscia segnata a terra) e una buca a una distanza concordata, si allargava poi a tutta la superficie
disponibile, anche alle strade e ai vicoli adiacenti.
All'inizio i giocatori, secondo l'ordine della
conta, cercavano di lanciare la propria biglia il più vicino possibile alla buca. Il meglio piazzato
proseguiva il gioco cercando di andare in buca. Senza aver prima guadagnato la buca, non si
poteva tirare sulle biglie avversarie. Il tiro del probabile arrivo in buca era preceduto da una
espressione dialettale, e che in mancato guadagno della buca il giocatore doveva restare fermo un
giro, lasciando la biglia esposta al tiro nemico. Il “picco” avveniva nella posizione a terra o in piedi, e
comunque andava eseguito con le due mani in contatto tra di loro; nella posizione a terra, la mano
di appoggio doveva toccare terra con tutte e cinque le dita; il tiro veniva effettuato ponendo la biglia
tra il pollice e l'indice. Ogni tiro centrato consentiva l'incasso, dal giocatore colpito, della posta (un
certo numero di palline integre non rotte o, negli ultimi tempi, una modesta somma in denaro), e la
tornata terminava quando veniva colpita l'ultima biglia.
Il gioco omonimo, praticato prevalentemente dai ragazzi, consisteva nello spingere un cerchione di bicicletta, inizialmente con l'aiuto di un semplice bastone; successivamente, per poter prolungare il gioco e percorrere anche le scalinate, si costruivano dei manici/guide, un filo di ferro doppio, con la presa adattata alla sagoma del cerchio, che consentiva anche la possibilità di rallentare la corsa del cerchio in discesa e/o per le scale.
Era tra i più comuni giochi che i maschietti solevano praticare in gruppo e consisteva nel lanciare un pezzo di coccio o di pietra "la voche" contro un mattone "lu sticchie", posto in piedi sul terreno. Su tale laterizio venivano posate le monete o i bottoni che ogni giocatore metteva a disposizione come "puntata" prima dell'avvio del gioco. "La voche" detta anche "i'l'uicc'" era uno strumento rigorosamente autocostruito e solitamente di forma molto piatta, realizzato in svariati materiali a seconda delle disponibilità. Lo scopo del gioco era quello di colpire "lu sticchie" all base per farlo cadere e potere così vincere la post in palio. Il primo ragazzo sorteggiato iniziava il gioco con il lancio della propria "voche"ad una certa distanza da "lu sticchie". Il secondo sorteggiato faceva la stessa cosa cercando di raggiungere una distanza maggior e così di seguito tutti gli altri partecipanti. Il primo a cui toccava di rilanciare, era il possessore della piastrella più lontana. Se questi faceva ruzzolare il mattone vinceva tutte le monete più vicine alla sua "voche". Il successivo giocatore lanciava la propria piastrella per avvicinarla alle monete rimaste per terra e vincerle. Quando tutte le monete in palio erano accaparrate il gioco ricominciava.
Gioco di abilità di tiro. La freccia, di dimensione commisurata alla presa del ragazzo, veniva
ricavata dalla biforcazione di un ramo, solitamente, di pino. Il ramo veniva mozzato circa 15
cm sotto la biforcazione, e due bracci una decina di centimetri al di sopra. Il legno veniva, il
più delle volte, ma non necessariamente, sagomato, in modo da avere i due braccetti ricurvi
all'indietro, e cotti (reso rigido e resistente passandolo al fuoco senza bruciarlo).
Il congegno di
lancio consisteva di due molle, della lunghezza di una ventina di centimetri ciascuna, ritagliate
da camere d'aria non più utilizzabili, fissate ai braccetti da due laccetti e collegate tra loro
dalla mbigne' (striscia di cuoio che serviva da base e presa del proiettile). Si organizzavano
gare di tiro a segno con l'obbiettivo costituito da barattoli (il vetro era allora materiale raro e
prezioso e comprando bibite al negozio bisognava pagare il deposito o caparra, del valore quasi
equivalente a quello della bibita acquistata, che veniva restituita al momento della riconsegna
della bottiglia) o pietre emergenti e, qualche volta, sciaguratamente, dalle luci dell'illuminazione
pubblica. I ragazzi più bravi e allenati riuscivano a “cacciare” anche gli uccelli.
Il gioco consiste nel far saltare in aria un corto bastoncino (detto lippa) battendolo con un legno a una delle estremità appuntite e nel percuoterlo poi a volo, per mandarlo il più lontano possibile. Si affrontano due squadre, di 2 giocatori ciascuna, il primo battitore butta in aria la lippa e la colpisce al volo con la mazza, cercando di scagliarla più lontano possibile. Se uno dei giocatori della squadra ricevente riesce a prendere la lippa al volo, la squadra battitrice viene estromessa e si scambia con la squadra ricevente. La mano termina senza variazioni di punteggio e se ne inizia un'altra con le squadre scambiate. Se invece la lippa arriva a terra, un giocatore della squadra ricevente la prende dal punto dove si è fermata e, da lì, la lancia verso la casa, cercando di colpire la mazza appoggiata sulle due pietre. Se ci riesce, la squadra battitrice viene estromessa e si scambia con la squadra ricevente e la mano termina senza variazione di punteggio e se ne inizia un'altra con le squadre scambiate. Se il giocatore ricevente non riesce a colpire la mazza (o a entrare nel cerchio), il battitore inizia a dare tre colpi, cercando di scagliare la lippa il più lontano possibile dalla casa.
Il gioco consisteva nel mandare un chiodo completamente nel legno utilizzando solamente tre colpi. Il gioco è tuttora praticato nelle fiere di paese dei comuni italiani.
Esistono molti modi di giocare al gioco della trottola.
Attorno alla trottola viene avvolta una corda (in modo da formare una spirale che va dalla punta in metallo
alla parte più alta e larga) che permette, all'atto del lancio, di far ruotare la trottola. Ci sono vari tipi di giochi.
Uno fra i tanti consiste di queste regole:
- minimo due giocatori pronti a rischiare la propria trottola;
- i due effettuano il primo lancio insieme e la prima trottola che si ferma resta sotto (rimane a terra);
- l'altro deve cercare di colpire la trottola rimasta a terra eseguendo i propri lanci fino a quando la sua non
termina di ruotare;
- quando questa si ferma, rimane lei "sotto" e l'altro concorrente va all'attacco;
- il gioco a volte dura tantissimo, e tutto sta nella bravura dei concorrenti, nella punta della trottola e nel
legno di cui è fatta;
- l'obiettivo è distruggere la trottola dell'avversario; il vincitore terrà con sé la punta della trottola persa, e chi
più colleziona questi "trofei di guerra" più è temuto.
Carrozza o anche pattini. Era una gara di abilità a chi costruiva la carrozza più grande e
solida. Di solito le carrozze non superavano l'altezza di 20, 30 cm da terra e poggiavano su
tre cuscinetti, due dietro, fissi, e uno avanti montato sotto una specie di manubrio mobile. I
percorsi preferiti per la prova e il gioco della carrozza erano tratti di rettilineo in discesa.
Le
carrozze erano sempre “in officina” perchè abbisognavano di continue riparazioni, sia per la
qualità scadente dei materiali, sia per l'uso improprio che se ne faceva (vi montavano quante più
persone possibili).
Si utilizzava una corda di parecchi metri, si giocava preferibilmente in gruppo, minimo tre giocatori. Due dovevano girare la corda, gli altri cercavano di saltarla, senza inciampare. Si poteva saltare in due modi: a piedi uniti o alternati, si doveva saltare la corda quando sbatteva sul terreno. Durante il gioco si dovevano dire due parole: una per far girare la corda più veloce, e una per farla andare più lenta. Scopo del gioco era di non inciampare con la corda, altrimenti si veniva eliminati. Se si aveva a disposizione un pezzo di corda più corto si improvvisavano salti a piedi uniti o alternati, facendo girare la corda intorno al proprio corpo.
Con le figurine degli “artisti”, e successivamente con quelle dei calciatori era possibile
effettuare svariati giochi. La passione per le figurine è sempre
stata molto grande nei bambini e nei
ragazzi ed è legata all’album messo sul
mercato dalla Panini.
Come si giocava: le figurine venivano
lanciate dall’alto, da una sedia o da un
muretto con un piccolo colpo delle dita.
Se una di queste figurine finiva sopra ad
un’altra, anche solo in parte, il vincitore
aveva come premio le figurine che si
trovavano per terra. Si poteva giocare
sia al chiuso che all’aperto. I giocatori
usavano ovviamente le figurine doppie con lo scopo,in caso di vincita, di implementare il
proprio album.
Si può fare da soli o in due o più partecipanti.
Per realizzare lo schema di gioco occorre un gessetto, bianco o colorato, con cui tracciare le linee
sull’asfalto o sul terreno. Può essere sufficiente anche un legnetto per tracciare le linee nella terra.
All’inizio del gioco si traccia per terra con il gesso o con la punta di un bastone lo schema di gioco. Gli
schemi possono avere varianti innumerevoli. Dallo schema dipende il nome, che può essere mondo,
campana, settimana o scala di pampino ecc.
Come gli schemi del tracciato anche le regole di
percorso possono variare. Il principio fondamentale è quello di saltare da una casella all’altra seguendo
l’ordine di successione dall’ 1 in su per arrivare alla meta (il cielo, la luna, il numero 11 o 12, il riposo ecc ) e
poi (non sempre) di nuovo in giù per tornare al punto di partenza.
All’inizio, stando
fuori dal tracciato, si tira il sasso nella casella di partenza, poi si salta in quella casella, poi si spinge il sasso,
con un calcetto, nelle caselle successive prima di entrarvi con altrettanti saltelli. Il sasso fa da battistrada al
giocatore. Certe caselle vanno superate d’un balzo e anche il sasso non deve fermarcisi.
Lo scopo del gioco è completare il percorso arrivando alla meta e poi tornare indietro senza commettere
errori.
Pista: Gioco di abilità individuale. La pista veniva disegnata sui marciapiedi o tracciata a terra sulle piazzette, che al tempo di questi giochi erano tutte sterrate; come macchinette venivano utilizzate le biglie o i tappi di bottiglia. Spingendo a turno, nell'ordine della conta, con l'indice o con il medio stretto a cerchio con il pollice per ottenere un effetto molla, si cercava di raggiungere il traguardo con il minor numero di colpi possibili. Chi usciva di pista rimaneva attardato di un colpo, e la penalizzazione di un colpo veniva comminata a chi, nel tentativo di superare i concorrenti, spingeva la loro “macchina” fuori pista.
Questo era un gioco molto praticato dai bambini. Il fucile veniva direttamente costruito da loro utilizzando una tavoletta, una molletta da biancheria ben fissata fungeva da grilletto per far partire l’elastico. Con questi fucili di legno, esisteva anche la variante pistola, si giocava alla guerra ma soprattutto si organizzavano gare di tiro al bersaglio.
Il termine cerbottana deriva da una parola araba,
zarbatana, che indicava un’antica arma
composta da un lungo tubo, utilizzato per
lanciare soffiando delle piccole frecce. Era arma
letale in Oriente e in Amazzonia. Da noi è un
semplice gioco di bambini e bambine; c’è stato
un periodo che era in vendita un po’ ovunque ma
i bambini spesso se costruivano da soli, era
semplice bastava una canna domestica, un
vecchio tubo o ancora più semplicemente un foglio di carta arrotolato a tubo. Le pallottole
venivano costruite con carta arrotolata a cono
e tenuta unita con la saliva.
Si facevano gare, vinceva chi lanciava più lontano; oppure si
mettevano in atto piccole battaglie innocue tra squadre di bambini e bambine.
PALO DELLA CUCCAGNA
Si tratta di un alto palo in cima al quale, da una ruota, spesso
La corsa nei sacchi è un particolare tipo di corsa dove i partecipanti devono avanzare con le gambe infilate, e spesso legate, all'interno di un sacco, procedendo quindi con dei saltelli. Vince chi attraversa per primo il traguardo. Spesso queste corse vengono organizzate per i bambini, ma questo sport è praticabile anche dagli adulti. Pur non essendo uno sport olimpico, ai Giochi Olimpici Estivi del 1904 si tenne una gara di corsa nei sacchi.
Il tiro alla fune è uno sport di origine contadina che vede contrapposte due squadre che si
sfidano in una gara di forza. Esistono ancora oggi club sportivi di tiro alla fune in molte
nazioni; viene praticato sia dagli uomini che dalle donne. E’ stato sport olimpico dal 1900
al 1920. Secondo il regolamento ufficiale della disciplina
sportiva, due squadre di otto persone, il cui peso totale non
deve superare quello massimo stabilito per la rispettiva
categoria, si allineano ai due capi di una fune di circa 10
centimetri di circonferenza. Sulla fune è marcato il punto
centrale; inoltre, viene marcato il punto su ogni lato
distante 4 metri dal centro.
La sfida inizia con il punto
centrale sistemato in corrispondenza del centro del campo
da gioco; l'obiettivo di ogni squadra è tirare l'altra squadra
dalla propria parte in modo che il punto marcato più vicino
agli avversari attraversi il centro del campo. Una squadra può vincere anche perché
l'avversario ha commesso tre falli (che avviene, ad esempio, quando un concorrente cade o si siede).
Il tiro alla fune veniva praticato anche da bambini e ragazzi. Quando d’estate ci
si dava appuntamento sulle spiagge del Po per fare il bagno e prendere il sole spesso
bambini ed adulti si divertivano anche con il tiro alla fune
Si tratta di un alto palo in cima al quale, da una ruota, spesso recuperata da una vecchia bicicletta, pendono prodotti alimentari, salami, prosciutti salsicce. Giovani robusti ed atletici si arrampicano sul palo per staccare i premi. Non è certo facile perché il palo è stato preventivamente ricoperto di abbondante grasso. Capita quindi che il giocatore arrivato in prossimità del premio scivoli inesorabilmente verso il basso. E’ un gioco che si fa prevalentemente a squadre ed è molto spettacolare. Oggi esistono della squadre composte a veri e propri acrobati.